giovedì 12 novembre 2009

Giustizia per tutti!


Paga per tutti. Come ieri, nondiversamente da domani.Offre caffè, sigarette, sorrisiche non compensano il vuoto.Lo salutano, anche da lontano.“Ciao Giorgio, come stai?”. Un elementodel paesaggio, come i postercon il volto di suo figlio, affissisul muro, da destra a sinistra. La disperazionenon è un quadro impressionista.“Da due anni pensosolo alla morte di Gabriele. Ho persodi vista ogni cosa. Tutto quelloche è successo, si è detto e si è insinuatoper nascondere l’omicidiodi mio figlio è inaccettabile. Perfortuna, dal nord alle Isole, ho avvertitouna solidarietà trasversale.La gente non si fa annacquare la coscienza.Non china la testa, non sifa condizionare”. Giorgio Sandri èseduto al tavolo di un bar. Davantial suo negozio di abbigliamento,che presto, schiacciato da debiti esenso smarrito di generale e particolare,chiuderà le insegne.Aprì nel '74. Il nome, Harrison,mutuato dai Beatles. Allora c’era -no tempo, orizzonte e chitarre.Oggi, solo un rumore di niente.“Dovrò lasciare l’attività. Era il regnodi Gabriele. Abbiamo semprevissuto dignitosamente del nostrolavoro, ma in questa vicenda dolorosaabbiamo dovuto spenderetanto denaro. Gabriele curava irapporti, mia moglie Daniela,l’amministrazione. Dopo essermisobbarcato tutto sulle spalle, sinceramente,non ho più voglia, néforza. Ho sessant’anni, sono stanco”.Giorgio Sandri aspetta un ritornoimpossibile. Nessuno verràa svegliarlo dall’incubo che l’11novembre di due anni fa, gli portòvia un figlio. Una domenica piovosa.Due spari attraverso l’autostra -da e l’esistenza che si colora di rosso,tra una pausa e l’altra di un viaggioverso Milano, la Lazio, una partitadi calcio. A luglio, il 14, in unasorta di Bastiglia al contrario, loStato si è ripreso quell’angolo di fiduciacui papà Sandri si era aggrappatoper non sprofondare nel pessimismo.L’agente Luigi Spaccarotella,in primo grado, è stato condannatoa sei anni di reclusionecon l’aggravante della previsionedel fatto. Il pm ne aveva chiestiquattordici. La sottrazione dellapena, per la famiglia, è suonata come l’ultimo insulto di una lunga serie.“Fino ad allora eravamo relativamentesereni. Poi siamo crollati.In un paese in cui basta unavoce di corridoio per mandare ingalera una persona, a noi non sonostati sufficienti cinque testimonioculari per venire a capo della verità.Semplicemente, la Corte nonli ha considerati”. Così il futuro èun buco nero e il presente, un insopportabilepeso da sostenere.“Gabriele era stato etichettato comeultras ma il calcio, con la suamorte, non c’entrava nulla. Comenel caso di Stefano Cucchi, costruireun contesto per incasellareuna vittima della cieca brutalità,aiuta a divulgarel’immagine piùadeguata a un raccontofallace. Le loroparabole non sonocosì dissimili.L’importante per lafabbrica della menzogna,è far passareun messaggio distorto.Così sostenereche Cucchiera solo un drogato,in un quadromenzognero, nonfa una piega e le affermazionidi Giovanardi, servonosolo a offendere la Pìetas”.

F ascista, violento abituale, lanciatoredi pietre, assuntore distupefacenti. Andò così anchecon Gabriele. “Il fatto che non fumasseneanche le sigarette e chese avesse visto un grammo di hashish,lo avrebbe scambiato percioccolato, non cambia nulla.Chi punta il dito o fa la morale,dovrebbe avere il pudore di vederedentro casa propria. Aldrovandi,Cucchi, Genova, Sandri,Teramo. Potrei stilare un vocabolariodell’indecenza e della vergog n a ”. Si ferma, accende una sigaretta,aspira forte. “Lo stato didiritto, in Italia, è definitivamentemorto. Pensi a Cucchi. Sul suoscandalo calerà l’oblìo. Ieri holetto che sono indagati due albanesie un moldavo. Secondo lei,alla fine, chi saranno i colpevoli?”.La risposta confusa nel ventoprende alle spalle i dubbi e lispazza via. “Il Muro di Berlino ècaduto da vent’anni ma le barrieredi omertà e potere non crollanomai. I nostri politici chiedonoe promettono solo al momentodelle elezioni, ma a loro, deicittadini, non interessa assolutamentenulla”. Alza lo sguardo,osserva le finestre di casa, la cameradi Gabriele, un altare laiconel quale ogni cosa è rimasta alsuo posto. “Tutto come due annifa. Ogni settimana però andiamoal cimitero e portiamo tra le nostremura, i fiori che la gente comunelascia sulla tomba. Ci siamoandati anche a Ferragosto. E’il nostro modo di non recidere ilfilo, labile, che ci tiene attaccatialla realtà”. Sua moglie, Daniela,non sta bene. Non potrebbe, anchese volesse. “In due anni loStato non si è mai avvicinato persapere come stessimo. Non c’èstato uno straccio di assistentesociale che abbia bussato da miamoglie per dirle: ‘Scusi signora,ha bisogno di un’aspirina? Forse,ammazzandole un figlio, le abbiamofatto venire mal di testa’. Ilvuoto. Fossimo stati dei disgraziati,Daniela avrebbe potutotranquillamente morire. Entra eesce dalle cliniche. Piange incontinuazione, frequenta psicologie neurologi. In più, ha cominciatoa bere. Quando aprol’armadio, invece di trovare camiciee vestaglie, osservo bottigliedi vino. E’ una rovina totale,un degrado gravissimo, di cuinon frega niente a nessuno”.Delle divise, del ruolo delle forzedell’ordine e del caos emotivo cheinevitabilmente, dal novembre2007, scinde in due questo fusodritto con i capelli bianchi e gli occhiliquidi che spesso, nonostanteil pudore si inumidiscono, Sandriparla senza acrimònia: “Manganel -li ha rilasciato alcune dichiarazioniper riabilitare Gabriele.Lo ringrazio e non dimenticoche tra i poliziotti, conservo molticari amici che mantengono suciò che è accaduto a mio figlio,una sana, indeflettibile, indignazione.Generalizzare sarebbesbagliato e troppo semplice, maanche nel caso Marrazzo, me lolasci dire, i carabinieri fanno unapessima figura. Solo dall’inter nopuò nascere un movimento dipulizia e rinnovamento. Nel miopiccolo, gliel’ho suggerito: ‘Ri -bellatevi, nell’immaginario collettivopagate per il comportamentodei vostri colleghi’. Peròle dico la verità. Sono saturo, esasperato,sconfitto. A forza di tagliarenastri ed espormi a fotografiee inaugurazioni, mi è venutala nausea. Basta così, tanto per364 giorni l’anno, sei solo con iltuo abisso”. Giorgio beve, rispondeal telefono, congeda infretta l’interlocutore, ricomincia:“Esistono legge e giustizia.Non credo più a niente. La mortedi Gabriele avrebbe rappresentatouna straordinaria occasioneda parte di chi guida il gioco perriavvicinarsi ai cittadini e offrirelimpidezza”. Opportunità evaporatadietro la retorica. “Da mesisi parla solo di escort e trans.

C’è un disegno preciso. Fumonegli occhi per distogliere l’at -tenzione dalla crisi cheattanaglia il Paese. Assumersi le proprie responsabilità,ogni tanto, non farebbemale”.Giorgio rimpiange i tempi andati,i viaggi a Terni per applaudirela Ternana di Viciani e letrasferte officiate in omaggio allaLazio, l’età dell’oro trasformataora in moneta opalescente. “Untempo c’erano Moro, Berlinguere Almirante. Oggi, pallidi epigoni.La questione non è essere didestra o di sinistra, il problema èessere uomini”. Sabato a Roma,gli ultras di tutta Italia manifesterannocontro la tessera del tifoso.“Spero non ci siano incidenti.Non dovrebbero mai avvenire.La tessera che il Viminalevuole imporre peròè arbitraria e anticostituziona-le. Se mi trovassia Milano e volessiandare allostadio, non potrei.Attenti a indicare categorieassolute.Quella del tifoso cattivoè una classificazioneche non mi ha maiconvinto. Anche a TorPignattara, in occasionedella fiaccolataper StefanoCucchi, si è parlatodi tafferugli provocatidai centri sociali. Credoche in piazza, per protestare,non scendanodefinizioni ma soltantocittadini scontenti”. Atenerlo in piedi, evitandogli Paedisprofondare nella sindromevendicativa di Alberto Sordi nelfilm più spietato di un regista asuo agio con la cattiveria, il Monicellidi ‘Un borghese piccolopiccolo’, l’altro figlio Cristiano.“Hanno fatto di me un estremista.Ero un uomo tranquillo, pensavoai miei figli, alla mia vecchiaiafelice, a un finale di partitaquieto. Tutto distrutto, cancellato,perso. Cristiano ha avuto unbambino. L’altroieri ha compiuto7 mesi. L’ha chiamato Gabriele.Non riesco a godermelo e Cristianostesso, non è più la stessapersona di prima. Fa l’av vo c a t openalista e quella toga adesso, laindossa con fastidio”. Giorgioora piange. Chiede scusa.Lascia che leguance si bagninosenza intervenire.Poi si alza. Oggi,due anni fa.

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