venerdì 28 agosto 2009


Il 6 luglio 2009 veniva pubblicato un post su questo blog "Essere Zappadu", dove si evidenziavano i potenziali guadagni del fotografo circa gli scatti fotografici a Slivio Berlusconi.

Puntualmente, a distanza poco più di un mese, esce l'imperdibile libro "La vera storia di Antonello Zappadu. Il fotoreporter di Villa Certosa che è diventato l'incubo di Berlusconi" scritto da Zappadu Salvatore, noto alle cronache librarie per non avere mai scritto alcun libro.

E' proprio di queste ore la notizia che Berlusconi ha citato per danni Repubblica chiedendo 1 Milione di €.

Caro Silvio, con tutto quello che ha guadagnato il gruppo "L'Espressso" da tutta questa storia, dovevi e potevi chiedere molto di più. E dovevi e potevi fare tu una domanda: "Ma voi da scrivere e da chiedere non avete altro?"

martedì 25 agosto 2009

The Millionaire


Ancora in tema di Superenalotto.

A seguito della notizia circa la conferma di Ben Bernanke da parte del Presidente Obama alla guida della Federal Reserve per avere avuto il merito di "avere evitato la grande depressione", il Presidente Berlusconi annuncia la sostituzione del Governatore della Banca d'Italia Draghi e la nomina del vincitore di Bagnolo, attribuendo allo stesso vicitore meriti analoghi al riconfermato Presidente della Fed: "Ha evitato, vincendo, la depressione di moltissimi italiani".

Fondi di investimento


Primi investimenti per il vincitore del Superenalotto.

Aggiudicato all'asta su ebay per 3 milioni di euro il posto bara vicino alla diva americana Marilyn Monroe.

venerdì 7 agosto 2009

Bianco e nero

Da "Il Giornale"
È finito un calcio. Gli anni Ottanta del pallone se li porterà dietro una firma che elimina dal calcio anche i Matarrese. Si vende per campare, si vende perché forse non ci si trova più. Ciao ciao. Gli ultimi giapponesi, i reduci, gli intramontabili, lasciano dopo aver visto gli altri della loro generazione abbandonare uno a uno: Fraizzoli, Pellegrini, Farina, Boniperti, Anconetani, i conti Pontello, Viola, Scibilia, Ferlaino, Lugaresi, Massimino, Jurlano, Rozzi, Garonzi. I Matarrese c’erano. I Matarrese ci sono stati: hanno resistito alla fine della Democrazia cristiana, alla dinamite che ha sbriciolato la loro Punta Perotti, al sali e scendi tra A e B, ai diritti tv, all’arrivo di nuovi padroni e di nuovi sistemi, alle vittorie e alle trombature in Lega, Federazione, Uefa e Fifa. Ultimi esemplari di quella genia di presidenti un po’ matti, poco imprenditori e molto genuini, quelli per cui molti, magari anche troppi, adesso sentono nostalgia: perché ricordavano il primo calcio da ricchi, i primi acquisti milionari e anche i primi immensi bidoni. Era un mondo di improvvisatori sinceri, come Angelo Massimino che per convincere il brasiliano Luvanor ad andare a Catania gli offrì come benefit un’auto: quello accettò, arrivò e scoprì che la macchina era quella che fino a poco tempo prima era stata di proprietà della figlia del presidente.Non ci si ritrova più nel pallone di oggi, così si vende attraverso un mediatore a qualcuno che neanche si conosce: si sa solo che gli aspiranti compratori sono texani, non c’è giudizio o morale, c’è solo la considerazione che c’è una stagione per tutto e certe volte bisogna capire che la propria è passata. Poi se è bene o male lo decide il caso e la fortuna: ai Matarrese è andata ad alti e bassi, come per molti anche se non per tutti. È andata che adesso tutti pensavano che non avrebbero mollato: la promozione del Bari in A dopo otto anni, la possibilità di rifarsi degli investimenti fallimentari delle ultime stagioni, l’entusiasmo forse un po’ soffocato in fretta, ma reale, di squadra, città e club, lasciavano pensare che avrebbero resistito. Si firma per lasciare, per chiudere una porta aperta 32 anni fa, quando presero il Bari convinti di farne la Juventus del Sud.Non c’era ancora la tv a colori, all’epoca. Adesso hanno appena chiuso un contratto con Sky per il satellite e poco fa un altro con Mediaset per il digitale terrestre. Forse se tornano indietro col pensiero capiscono che non è più tempo per loro. Forse se vanno a rivedere gli almanacchi dell’epoca si rendono conto che sono davvero rimasti da soli a rappresentare un tipo di calcio casereccio, a metà tra “Ultimo minuto” di Pupi Avati e il classico “L'Allenatore nel pallone” di Sergio Martino. Era l’era del presidente ruspante, un po’ sgrammaticato, in perenne bilico tra il tifo e l’occhio al patrimonio che il calcio sta prosciugando. Tempi di battute e di frasi storiche, tipo questa di Costantino Rozzi: «Io mi sento giocatore, perché lotto pure io con gli arbitri, tra me e Mazzone sembra una guerra. Ma ci sentiamo pure noi incitati da queste canzoni, da questo gridare, da questo sventolare di bandiere». Ai Matarrese è mancato l’amore della gente. Bari non è mai stata in alto più di quanto abbia fatto con loro, eppure gli ultimi anni sono stati un calvario fatto di insulti e di lamentele, di recriminazioni legittime e di pretese assurde. Bari in Europa, voleva la gente. Forse era il caso di accontentarsi che quella straordinaria querelle con Gaucci si trasformasse in realtà: Vincenzo Matarrese stava rientrando sul pullman che l’avrebbe riportato con la squadra in Puglia, dopo una vittoria a Perugia. Gaucci gli corse alle spalle, insultandolo in diretta tv. Matarrese tirò fuori la testa dalla porta del bus e gli rispose così: «Siamo di serie A, Gaucci. Siamo di serie A». Non ce ne saranno più sceneggiate così: non ci sarà più Gaucci e a questo punto non ci saranno neanche i Matarrese. Loro che da perfetti e imperterriti democristiani erano passati da quel tipo di calcio, a quello dei Gaucci, appunto. Così come quello dei Tanzi, dei Cragnotti, dei Cecchi Gori. Tutti passati, tranne loro. Fino a ora, anzi fino a queste ore. Finisce un calcio, certo. Ci sarà un altro, così come ci saranno altri presidenti. Né meglio, né peggio. Bisogna solo accettare che il tempo passa. E il calcio no.

giovedì 6 agosto 2009

Puntualizzare


Barbara Berlusconi dopo avere dichiarato: ''Penso che una società esprima un senso della morale comune. I rappresentanti politici che sono chiamati a ben governare, a far prosperare la comunità, sono anche tenuti a salvaguardare i valori che essa esprime, possibilmente a elevarli. Non credo, quindi, che un uomo politico possa permettersi la distinzione tra vita pubblica e vita privata'', torna sulle sue parole e precisa:"Non strumentalizzare le mie parole, tiengo a sottolineare di avere grande stima per il padre".
E chi lo aveva mai messo in dubbio, AVEVI DETTO UN POLITICO........

Indulto


A seguito della decisione della Corte di Giustizia europea che ha sancito il risarcimento di 1.000 € per danni morali ad un detenuto bosniaco a causa delle condizioni delle carceri italiane, pronte migliaia di istanze simili dei colleghi detenuti.

Secondo un'indagine dell'Associazine Antigone, infatti, lo Stato potrebbe rischiare di risarcire oltre 64 milioni di €.


Immediata la reazione del Governo e dei Magistrati per assicurare maggiore comfort e spazio: liberato Fiorvanti e ritorno immediato di Mastella!